IOVADOVIA (antigone) contest#3


“E questa luce sacra del sole, non potrò più vederla?” Si chiede Antigone mentre è condotta alla tomba. Ma è proprio così? Qui “l’attrice che interpreta Antigone”, dopo tanta pubblica esposizione, si pone in rivolta verso il “nero” di se stessa, per tentare una utopica riflessione sulla percezione (e l’azione) artistica. Cerca Tiresia, privato della vista per “aver troppo visto”, fra volti sconosciuti, sul bordo di un lago nero, senza fondo, in una specie di accampamento mobile, come i tanti sorti dal nulla ai margini delle metropoli, costruiti da quelli che hanno perso spazio vitale a seguito “della crisi” o semplicemente hanno deciso di andare via. Il “luogo oscuro” è condiviso e illuminato dagli sguardi degli spettatori, anche in questo caso immessi nello spazio scenico, testimoni del confronto che qui assume una forma circolare, magica.

La trilogia si conclude dunque con un contest impossibile: le attrici “giocano” i ruoli d’Antigone e Tiresia, in una atmosfera sospesa, atemporale, sincretica. Anche se nella tragedia non s’incontrano, ci paiono accomunate da una sorta di “sguardo partecipante”, che spinge ad agire, nel caso di Antigone, o a testimoniare – esporsi nel dire e pre-dire – nel caso di Tiresia.

Il motore primo che spinge Motus in un viaggio avviatosi nel ’91, è da sempre una bruciante istanza di “realtà”. Animati da un “motus” interno verso il fuori, da una necessità inderogabile al confronto con temi, conflitti dell’attualità, secondo un’attitudine del tutto “impura” all’ascolto, si lavora per mescolanze di vari formati espressivi: istallazione, performance, video. Il tema del viaggio, sia geografico che mentale, ricorre e accompagna, come preludio o studio, tutte le produzioni. È successo per Pasolini che li ha sospinti dai deserti africani alle periferie italiane, accade con il progetto X(Ics) che li ha portati in giro per l’Europa a abitare e a riflettere sulla giovinezza di oggi. Ora il viaggio prosegue all’inseguimento-costruzione di una cartografia delle rivolte del contemporaneo, assumendo la figura di Antigone come metafora-guida del nuovo progetto che troverà conclusione nell’autunno 2010.