SEZIONE MUSICA


A cura di Davide Fabbri ed Elisa Gandini

Riprende forma il discorso sonoro che Ipercorpo articola al suo interno da quasi vent’anni. Discorso continuamente modificato dagli eventi e dagli intenti e, proprio per questo, vivo, vigile.

Attingendo dal mondo dell’etologia, si potrebbe sostenere che tale discorso assuma la forma di un serpente, snodando il suo corpo nello spazio che trova libero o che occupa per primo.

Mantiene la memoria di un elefante, porta con sé il ricordo di ogni nota emessa, di ogni rumore generato. Conserva la pazienza di un roditore, che devia un corso d’acqua, morso dopo morso.

Attiva la curiosità della scimmia, la propensione a collaborare della formica, studia il canto spregiudicato ed incessante della cicala.

Misura i contorni di un pavone in posa.

Dunque, abbiamo invitato artisti in grado di immaginare tutto questo. Musicisti capaci d’instaurare un rapporto corpo a corpo con lo strumento, che attingono pienamente dal contesto ospitante e lo trasformano in altro. Musicisti in grado di chiudere una serata portando tutto il festival all’incrocio sorprendente di jazz, post-rock e sequenze cinematiche. Di riferirsi ai suoni ed ai supporti di ieri risignificandoli in tempo reale e creando mondi inediti. Inoltre, abbiamo (ri)trovato spazio per l’azzardo, proponendo nuovamente Audiario, un lavoro del 2016 che, in modo squisitamente personale, ha indagato la relazione tra spazio e tempo attraverso l’Ascolto.

Ne è passata di musica, ne accoglieremo di nuova.

“Il mio tempo non è ancora venuto. Alcuni nascono postumi” (Friedrich Wilhelm Nietzsche, La gaia scienza).

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