Insallazioni


Ivan Fantini – Sassi vs Trasmutazione Eucaristica

un’installazione di Ivan Fantini – testo: Ivan Fantini – musica: Fabio Barovero – voce: Emanuele Tonon – grazie sempre a Paola Bianchi

Aspetto l’orgia della resurrezione dei morti. Piegato ma resistente. Non esiste consolazione né speranza, solo Sassi contro la Trasmutazione Eucaristica.

Ivan Fantini è pensatore severo degli ingredienti e critico geopolitico della cucina. Ha collaborato con diversi artisti. “s.i.a. stupefacenti immagini anestetiche”, “perifrastica”, “l’urgente rigore dell’abituale rituale” sono tra i suoi ultimi lavori. Per Editoria e Spettacolo è uscito il volume “Play with food” che contiene il progetto “qra – letteratura trasposta in ingredienti fotografati”.

 

Ivan Fantini e Valentina Bianchi – Disordine da veglia

un’installazione di Ivan Fantini e Valentina Bianchi – testo: Ivan Fantini – foto: Valentina Bianchi – grazie sempre a Paola Bianchi – grazie a Marco Andreolli – grazie a “La vita oscena” di Aldo Nove

Debito e Redenzione in questo Disordine da veglia. Ho imparato a vivere nella catastrofe, mai arreso ma impaziente, accompagnato dalla disperazione quale segno di vitalità.

Ivan Fantini è pensatore severo degli ingredienti e critico geopolitico della cucina. Ha collaborato con diversi artisti. “s.i.a. stupefacenti immagini anestetiche”, “perifrastica”, “l’urgente rigore dell’abituale rituale” sono tra i suoi ultimi lavori. Per Editoria e Spettacolo è uscito il volume “Play with food” che contiene il progetto “qra – letteratura trasposta in ingredienti fotografati”.

Valentina Bianchi è fotografa e videomaker per compagnie di danza, teatro contemporaneo e artisti come Motus, Ivan Fantini, Accademia degli Artefatti, Alias Compagnie, Paola Bianchi, Collettivo CAP, Teatro delle Moire, Teatro i, Teatro CRT (Milano); per Festival quali Danae Festival, Santarcangelo40, Centrale FIES 2010 e Santarcangelo41. Vive e lavora tra Riccione e Milano.

Elisa Gandini – Oku – Nello spazio più interno

s-Oggetti per installazioni

Settembre 2010 – visita in uno stabile in disuso da anni: spazio ampio, porte, vetri, polveri, detriti d’ufficio ed officina che raccontano di mani, di tempo ordinario, di giorni tracciati su vecchie pagine di calendario.
Aprile 2011 – tra le mani una foto di Donald Weber: un corpo giace riverso nel fango, nei pressi di Odaka, a 20 Km dalla centrale di Fukushima.
L’abbandono improvviso di un luogo, così come una sua repentina e radicale trasformazione, imprime corpi, oggetti ed intere strutture nella calce  del tempo, esattamente per ciò che sono in un dato istante. Resta la possibilità di scavare nello spazio più interno di quanto, in tale stato di apparente sospensione, è divenuto racconto.

Breve nota
La nozione di oku, sta ad indicare, secondo il dizionario Kojien, un luogo situato profondamente nell’interno delle cose, lontano dal loro aspetto esterno. Indica ciò che è segreto, difficile da conoscere, l’arcano o il profondo del cuore, ciò che avviene alla fine o comunque dopo, il recesso e l’avvenire, declinandosi anche in un’accezione temporale.

Elisa Gandini, artista e performer, oltre alla personale ricerca in ambito figurativo, collabora stabilmente con Città di Ebla.

 

Mandra – Quanto la sera

Un ponte-installazione che sovrasterà l’ingresso e collegherà la cabina rialzata, un tempo ufficio, alla corriera d’epoca: un turbine fatto di oggetti sospesi, congelati in un istante preciso del tempo, un tempo che non c’è più.
Oggetti del luogo che si cristallizzano, si mostrano pazzi, vogliosi di farsi vedere e che ci parlano dell’uomo tramite la cosa che maggiormente lo evoca: la sua assenza e la presenza di “cose” di lavoro e di vita a lui appartenute, da lui maneggiate, utilizzate, ignorate e poi perse, dimenticate per sempre.

Nel 2005 alcuni artisti (Jacopo Flamigni, Carlo Rivalta, Daniele Angelini, Matteo Sbaragli e Matteo Lucca) si conoscono durante una mostra collettiva che li vede protagonisti ma ignoti l’un l’altro. Si conosceranno e da lì a poco nascerà il gruppo Mandra, ambito in cui i percorsi individuali si intersecano con quelli di gruppo.

Spazi Indecisi  – Proiezioni ortogonali

Illuminiamo e proiettiamo le nostre frustrazioni, i nostri sogni, i nostri incubi contro uno spazio indeciso di Forlì.

Spazi Indecisi è un cantiere in divenire, capace di favorire il dialogo, il confronto e l’ibridazione dei diversi linguaggi contemporanei in nome della riscoperta dei luoghi ai margini. Nasce dall’urgenza di promuovere una riflessione culturale ed interventi reali su questi luoghi attraverso la logica della partecipazione e del riuso leggero degli spazi.