Cosa Rimane


A differenza delle passate edizioni, in cui al centro del racconto per immagini proposto durante il festival era la Collezione Verzocchi di Forlì e il tentativo di misurare una distanza tra le forme di rappresentazione del lavoro nell’Italia del dopoguerra e in quella di oggi, gli inviti di quest’anno rispondono alla necessità di dialogare in una forma più ravvicinata con il festival e le sue estensioni reagendo alle suggestioni del titolo: cosa rimane.

Gli artisti invitati – Chiara Camoni, Flavio Favelli, Alessandro Piangiamore, Italo Zuffi – quattro tra i più rappresentativi tra quelli che hanno esordito in Italia tra anni Novanta e Duemila, hanno tutti lavorato, con modalità e da prospettive diverse, sui temi della memoria, del ricordo e del trascorrere del tempo.

Così le loro opere – tre performance di Zuffi in cui la dimensione del tempo si fa durata, resistenza e verifica di un limite; le sculture di Piangiamore in cui alcune forme fragili (petali e fiori in decomposizione) sono bloccate da una colata di cemento; un’installazione di Favelli che assembla in un grande intervento site specific i resti di alcune luminarie usate per le feste paesane nel sud Italia; un video di Camoni che prolunga l’intensità di un suono documentando una performance recente realizzata dall’artista a Fabriano con il coinvolgimento di circa settecentocinquanta bambini – rispondono ad alcune sollecitazioni e semplici domande: cosa rimane di un’opera quando questa non c’è più? In che modo la sua presenza può estendersi oltre – cioè prima e dopo – il qui e ora dell’esperienza? Che cosa resta – in forma di resti e tracce – dopo una performance? E può una scultura sprigionare un’energia che si prolunga in un’azione?

Le opere e gli interventi degli artisti partecipanti saranno dislocati in spazi diversi dell’ex centrale avicola romagnola, e si articoleranno per tutta la durata del Festival con lievi sfasature temporali: insieme non costituiranno un racconto organico, ma riflessioni e aperture, punti sensibili di una stessa geografia.

Davide Ferri

 

Chiara Camoni  (Piacenza, 1974) vive e lavora a Seravezza (LU). Tra le mostre recenti: Gli immediati dintorni, Nomas Foundation, Roma; Del questo e del quello. Del sé e dell’altro. Come tutto., Studio LCA, Milano; La Pazienza è virtù dei Manufatti, Spazio A, Pistoia; Tutta l’Italia è silenziosa, Reale Accademia di Spagna, Roma; Follerre & Folleroo, Arcade Fine Arts, Londra; To Continue. Notes towards a Sculpture Cycle, Nomas Foundation, Roma; Fortuna, Autocenter, Berlino; certe cose, Spazio A, Pistoia. Da alcuni anni cura la programmazione, assieme ad Alessandra Andrini e Luca Bertolo, del MAGra, museo d’arte di Granara (PR).

Flavio Favelli vive e lavora a Savigno (Bologna). Dopo la Laurea in Storia Orientale all’Università di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001). Ha esposto con progetti personali al MAXXI di Roma, al Centro per l’Arte Pecci di Prato, alla Fondazione Sandretto di Torino, alla Maison Rouge di Parigi e al 176 Projectspace di Londra. Partecipa alla mostra “Italics” a Palazzo Grassi nel 2008 e a due Biennali di Venezia: la 50° (“Clandestini”, a cura di F. Bonami) e la 55° (Padiglione Italia a cura di B. Pietromarchi). Nel 2015 l’opera Gli Angeli degli Eroi viene scelta dal Quirinale per commemorare i militari caduti nella ricorrenza del 4 Novembre.

Italo Zuffi (Imola, 1969) vive a Milano. E’ docente di Performance e Tecinche per la scultura all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Dal 2011 è Guest lecturer in performance alla Royal Academy of Art dell’Aja.
Mostre personali (recenti): Quello che eri e quello che sei, Nomas Foundation, Roma (2015); Gli ignari, appartamento privato, Milano (2013); La penultima assenza del corpo, Fondazione Pietro Rossini, Briosco (2012); Zuffi, Italo, Pinksummer, Genova (2010). Mostre collettive (recenti): Riviera, a cura di Caterina Riva. Istituto Svizzero, Milano; Potersi dire, MAN, Nuoro (2015); Esercizi di Rivoluzione, MAXXI, Roma (2014); Le leggi dell’ospitalità, Galleria P420, Bologna (2014); Per4m, Artissima, Torino (2014); I baffi del bambino, Lucie Fontaine, Milano (2014); To continue. Notes towards a Sculpture Cycle | Scala, Nomas Foundation, Roma (2014); La Pelle – Symphony of Destruction, MAXXX Project Space, Sierre (2014); Le statue calde, Museo Marino Marini, Firenze (2014).

Alessandro Piangiamore nato a Enna, Sicilia, nel 1976, vive e lavora a Roma. Il suo lavoro, sia esso scultura, installazione, assemblaggio, fotografia, mantiene sempre una dimensione intima e poetica che sovente lascia al caso l’incombenza della forma finale, provando al contempo ad astrarsi da una dimensione temporale. Tra le mostre più recenti: Primavera Piangiamore, Palais de Tokyo, Paris, Modules-Fondation Pierre Bergè- Yves saint Laurent (2014); Milk Revolution, American Academy in Rome, a group show compiled by CURA (2015); Meteorite in giardino, Fondazione Merz, Turin (2014); Tutto il vento che c’è, GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo (2011); Re-Generation, MACRO, Roma (2012), When In Rome, Italian Institute of Culture, Los Angeles (2011); Testimone di fatti ordinari, Magazzino, Roma (2011).